OPEN DAY AL CIMITERO MONUMENTALE
7 settembre 2014 ore 15.00, Salone Conferenze
INCONTRO CON PROIEZIONE SU
"La moda ottocentesca al Cimitero Monumentale di Milano"
Parlare di moda in un cimitero può sembrare a primo impatto
“sacrilego” o poco comprensibile: un servizio di moda? una
sfilata in un ambiente “particolare?

I cimiteri sono luoghi dove scoprire la storia della città in cui
sono edificati, gli stili architettonici e l’evolversi delle
tendenze artistiche, ma in essi si possono approfondire anche
discorsi a carattere sociologico e, perché no, sull’analisi del
costume e della moda delle epoche che rappresentano. Moltissime tombe
che popolano i Cimiteri Monumentali italiani, e non solo, sono
decorate da bellissime sculture, busti, bassorilievi dei defunti che
hanno voluto farsi ricordare agghindati con pettinature e vesti degne
dei migliori atelier parigini. Passeggiare per il Monumentale di
Milano ti stupisce: busti di donne dai riccioli di marmo, vestiti
sontuosi ricoperti da manti di pizzo finemente intarsi nel marmo, in
cui emerge la maestria e la finezza d’esecuzione di scultori di
fama nazionale, ma anche immagini di uomini dai baffi all’insù e
bimbi vestiti con l’abito della domenica con balze di tessuto e
fiocchi vistosi nei capelli.
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Il Corriere delle dame di Milano (1804-1874) |
La moda nell’Ottocento è espressione del ceto borghese che,
dopo la rivoluzione francese, conquista potere politico ed economico
in Europa, imponendo i suoi ideali e il suo stile. Con la
modernizzazione dell’industria, la diffusione della stampa e delle
macchine da cucire, le nuove masse borghesi più vivaci e acculturate
porteranno a una più ampia e rapida diffusione della moda, che
inizialmente coinvolge le classi più elevate della società.
L’apertura a Parigi del primo grande magazzino che vende “moda
pronta”, La belle jardiniere,
avrà un così grande successo che sarà subito imitata. Nel giro di
pochi anni solo a Parigi si conteranno sei nuovi magazzini ( in
Italia il primo è la Rinascente fondata a Milano nel 1865 dai
fratelli Bocconi, che riposano proprio al Monumentale in una delle
Edicole più alte e maestose)
Nascono i giornali di moda, come nel 1804 viene pubblicato a Milano
il primo numero de “Il Corriere delle dame”, diretto da Carolina
Lattanzi, che fu uno dei giornali femminili di più lunga durata.
(attivo fino al 1874). Esso rientra nella tipologia delle prime
riviste di consumo, di intrattenimento e di moda e ebbe un grosso
successo dal momento che permetteva alle abbonate di poter acquistare
i vestiti per corrispondenza.
L’abbigliamento femminile subisce nell’Ottocento una lenta
ma graduale trasformazione. In questo periodo vediamo dunque un abito
che passa da una volumetria all’altra in base ai cambiamenti in
atto nella società, con l’uso di sottogonne, a volte anche molto
ingombranti, che pian piano però scompariranno, e con un corpetto
molto rigido e faticoso da indossare. Vestiti a strati e ingombranti
per tutte le occasioni: per la casa, per le uscite pomeridiane, per
le serate mondane…e addirittura per i funerali! Ma anche
acconciature in base all’età, capelli sciolti per le ragazze, ai
capelli raccolte per le donne maritate, gioielli in pietre più o
meno preziose (anche gioielli creati con capelli o denti dei
defunti). La donna borghese, angelo del focolare, ha come unica forma
di sfogo la moda e per questo non si farà mancare mantelli finemente
decorati di pizzo o di inserti di pelliccia, preziosi fermagli per
capelli e ombrelli bon ton.
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Busto Francesco Viganò |
La moda maschile registrò invece un significativo e radicale
mutamento, quasi una svolta epocale rispetto alla moda sfarzosa
settecentesca. All’inizio del secolo in fatto di abbigliamento gli
uomini compiono quella che alcuni storici definisco “la grande
rinuncia”. Rinunciano al rapido susseguirsi delle mode, ai colori,
ai decori sfarzosi, e cristallizzano il loro abbigliamento con un
completo in tre pezzi di colore scuro che nelle sue linee
fondamentali è arrivato invariato fino ad oggi. In contrasto con
l’abbigliamento femminile costituito da abiti che si fanno vanto di
distinguersi l’uno dall’altro per colore, foggia e decori,
l’abbigliamento maschile cerca l’omologazione. Come non ricordare
Lord Brummel, arbiter elegantiae del Secolo, che impose il suo
modo di vestirsi in tutta Europa: il suo edonismo esasperato diventò
proverbiale per il suo motto: “ Per essere eleganti non bisogna
farsi notare” fu legge per tutti gli uomini di moda.
“
ad ogni occasione una sua cravatta”
riferisce un motto dell'epoca: i nodi dovevano essere
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Monumento Volpi |
sempre perfetti
e appropriati alle circostanze, in modo che ad ogni occasione mondana
corrispondesse la cravatta giusta.( il Conte della Galda, nel 1827 a
Milano, scrisse un trattato su come annodare la cravatta e identificò
ben 32 tipi diversi di nodo).
Le nuove
teorie di puericultura con cominciano a diffondersi a fine Settecento
grazie al filosofo francese Rousseau e che ritengono il gioco e la
libertà di movimento indispensabili per un corretto sviluppo del
bambino, portano finalmente a concepire un abbigliamento
per i bambini
specifico che, pur riprendendo la linea di quelle delle madri, non ne
copia mai la silhouette esasperata, lasciando il corpo alle sue linee
naturali. Vestiti più corti e comodi da indossare, senza rinunciare
agli elementi decorati e agli strati di tessuto, soprattutto per le
bambine.
Interessante notare come i
maschietti, fino ai 4-7 anni, venissero vestiti con abiti femminili,
quasi identici a quelli delle proprie sorelline. Le uniche differenze
tra gli abiti dei due sessi in questi primi anni di vita potevano
essere le abbottonature (posteriori per le bambine e anteriori per i
maschi) e la scelta dei colori e dei tessuti.
Vi aspetto numerosissimi domani alle 13.00!!!