lunedì 29 settembre 2014

La "morte nera" del 1348

Diffusione della Peste bubbonica in Europa
Agli inizi del Trecento un pò dovunque in Europa si registra un rallentamento di quel processo di crescita che aveva investito nei tre secoli precedenti tutti i settori produttivi e che aveva avuto nell'aumento della popolazione il suo impulso iniziale.
Il peggioramento delle condizioni igieniche delle città  rese il terreno propizio al dilagare delle malattie e delle epidemie, le quali tra il 1313 e il 1348 valsero a indebolire non poco il patrimonio demografico e biologico dell'Europa.  
Nel 1348 scoppiò la "famosa" peste bubbonica, i cui effetti disastrosi furono paragonati dai contemporanei a quelli del diluvio universale. Assente dall'Occidente dal VI secolo, vi giunse dal Medio Oriente, dilagando prima in Italia, Francia, Spagna e poi in Inghilterra e in Germania, per raggiungere infine nel 1350 i paesi scandinavi, dovunque provocando vuoti paurosi nella popolazione.
Responsabile della peste è un bacillo scoperto nel 1894 a Hong Kong da Alexandre Yersin e detto appunto Yersina pestis, ne è portatrice la Xenopsylla cheopis, una pulce ospite abituale del ratto nero, clima caldo-umido di paesi come l'India, il Pakistan e altre regioni della Cina, e della Persia.
ma anche di altri roditori selvatici. La trasmissione all'uomo avviene o per puntura della pulce o per la penetrazione dei suoi escrementi nella pelle attraverso le mucose o piccole escoriazioni. Le fonti medievali sono concordi nell'individuare nell'oriente il suo luogo di origine, e infatti la pulce ha il suo ambiente ideale nel
Studi recenti hanno permesso di localizzare il focolaio di partenza nel cuore del regno mongolo nella regione del lago Balkhas in Kazakistan, da dove, seguendo la via della sera, avrebbe raggiunto Samarcanda nel 1341 e quindi la Crimea nel 1346. Qui il suo passaggio è documentato con certezza dalle vicende della colonia genovese di Caffa, assediata dai Tartari, i quali avrebbero catapultato in città cadaveri di appestati, attuando così una sorta di guerra batteriologica. Nel giugno del 1347 la peste è già a Costantinopoli, dove di manifesta per prima nel quartiere genovese di Pera, qui certamente era stata importata dalle galee genovesi che, partendo per Caffa, facevano scalo a Costantinopoli, proseguendo poi per Messina, dove puntualmente l'epidemia esplose con l'entrata della navi genovesi nel porto.

Nel giro di pochi giorni la peste raggiunse Siracusa, Catania, Agrigento, Sciacca, Trapani, e quindi la Sardegna e la Corsica, contemporaneamente da Reggio Calabria risaliva vErso nord, arrivando a Napoli nella primavera dell'anno dopo. Intanto le galee genovesi continuarono incredibilmente a diffondere il morbo per le città costiere del Mediterraneo, attraccando prima a Pisa e infine a Genova nel gennaio del 1348. Resta ancora un mistero perchè abbia risparmiato una città affollata come Milano. 
La gente in preda al terrore, abbandonava al loro destino i propri congiunti. "Come uno si ponea in sul letto malato quegli di casa sbigottiti gli diceano: io vo per lo medico, e serravano pianamente l'uscio da via e non vi tornavano più" racconta il cronista fiorentino Marchionne di Coppo Stefani, lo stesso che descrive con crudo realismo la sepoltura del cadaveri in grandi fosse comuni, dove venivano gettati a strati separati da un poco di terra "come si minestrasse lasagne a fornire di formaggio"

Da allora la peste non abbandonerà l'Occidente fino al Settecento: l'ultima comparsa spettacolare si verificherà a Marsiglia nel 1720.

lunedì 22 settembre 2014

Traffici e furti di reliquie nel Medioevo: San Nicola di Bari

Cari amici di Percorsi,

La traslazione di San Nicola in una miniatura 
oggi vi parlo di fatti accaduti qualche secolo fa: siamo nel Medioevo, periodo che spesso venne considerato dalla critica un periodo cupo, ma altrettanto interessante e in un certo senso enigmatico.

Dopo il Mille ci fu una grossa ripresa economica e demografica, ampiamente analizzata dalla critica, la quale ha individuato cause ben più fondate delle leggenda, affiorata negli scrittori del Cinque-Seicento, che sosteneva che sul finire del primo millennio si sarebbe arrestato lo sviluppo economico e sociale, essendo gli uomini in attesa della fine del mondo e che solo all'apparire dell'alba radiosa del nuovo millennio, fugato ogni timore di un'imminente catastrofe, gli uomini si sarebbero dati da fare per recuperare il tempo perduto.

San Nicola
Ma non è di questo che voglio parlare ma del fatto che una novità dopo il Mille fu che ci fu un aumento notevole del commercio: tra gli oggetti che circolavano lungo le rotte marittime e terrestri ce ne era anche uno del tutto particolare. Si tratta delle reliquie dei santi o di Cristo stesso, che nel corso nel primo millennio divennero oggetto di un culto assai diffuso.

Al di là delle contestazioni sulla veridicità o meno di molte di queste reliquie, ne esistevano altre la cui autenticità non era messa in dubbio, essendo avvalorata dai miracoli che suscitava il contatto con esse, Tali erano ad esempio i corpi di San Pietro a Roma, di San Matteo a Salerno, di San Giacomo a Santiago de Compostela. Le chiese che avevano fortuna di possederle diventavano meta di pellegrinaggio anche a lunghissima distanza, dando prestigio alle città in cui esse sorgevano e alimentando le attività economiche locali. Da qui l'accanimento con cui si cercava di procurarsi i resti dei santi famosi.

Tra questi vi era San Nicola, protettore dei naviganti, le cui reliquie erano conservate a Mira,in Turchia. Su di esse si puntavano le mire di Veneziani, Genovesi e Baresi. Ebbero la meglio quest'ultimi, che portarono a termine la loro impresa tra la fine di febbraio e il  9 maggio del 1087, giorno del loro ritorno a Bari.

La tomba del Santo a Bari
A Mira la basilica del santo sorgeva un pò fuori della città, custodita da quattro sacerdoti. I Baresi cercarono di corromperli con il denaro, dichiarandosi disposti a pagare qualsiasi somma pur di avere "un così grande tesoro", ma davanti al loro rifiuto non esitarono a ricorrere alla forza, minacciando di ucciderli se non avessero rivelato il luogo esatto della sepoltura del santo.

Secondo la leggenda le reliquie furono depositate a Bari là dove i buoi, che trainavano il carico della barca, si fermarono. La tomba del santo venne consacrata da Urbano II nel 1089: essa comprende il 65 % del corpo del santo, la parte restante del corpo dovrebbe trovarsi in varie chiese del mondo e soprattutto a Venezia, dal momento che anch'essi si recarono a Mira alla ricerca di San Nicola.

sabato 6 settembre 2014

Cosa va di moda al Monumentale di Milano?

 OPEN DAY AL CIMITERO MONUMENTALE
7 settembre 2014 ore 15.00, Salone Conferenze
INCONTRO CON PROIEZIONE SU
 "La moda ottocentesca al Cimitero Monumentale di Milano"

Parlare di moda in un cimitero può sembrare a primo impatto “sacrilego” o poco comprensibile: un servizio di moda? una sfilata in un ambiente “particolare?
I cimiteri sono luoghi dove scoprire la storia della città in cui sono edificati, gli stili architettonici e l’evolversi delle tendenze artistiche, ma in essi si possono approfondire anche discorsi a carattere sociologico e, perché no, sull’analisi del costume e della moda delle epoche che rappresentano. Moltissime tombe che popolano i Cimiteri Monumentali italiani, e non solo, sono decorate da bellissime sculture, busti, bassorilievi dei defunti che hanno voluto farsi ricordare agghindati con pettinature e vesti degne dei migliori atelier parigini. Passeggiare per il Monumentale di Milano ti stupisce: busti di donne dai riccioli di marmo, vestiti sontuosi ricoperti da manti di pizzo finemente intarsi nel marmo, in cui emerge la maestria e la finezza d’esecuzione di scultori di fama nazionale, ma anche immagini di uomini dai baffi all’insù e bimbi vestiti con l’abito della domenica con balze di tessuto e fiocchi vistosi nei capelli.
Il Corriere delle dame di Milano (1804-1874)
La moda nell’Ottocento è espressione del ceto borghese che, dopo la rivoluzione francese, conquista potere politico ed economico in Europa, imponendo i suoi ideali e il suo stile. Con la modernizzazione dell’industria, la diffusione della stampa e delle macchine da cucire, le nuove masse borghesi più vivaci e acculturate porteranno a una più ampia e rapida diffusione della moda, che inizialmente coinvolge le classi più elevate della società.
L’apertura a Parigi del primo grande magazzino che vende “moda pronta”, La belle jardiniere, avrà un così grande successo che sarà subito imitata. Nel giro di pochi anni solo a Parigi si conteranno sei nuovi magazzini ( in Italia il primo è la Rinascente fondata a Milano nel 1865 dai fratelli Bocconi, che riposano proprio al Monumentale in una delle Edicole più alte e maestose)
Nascono i giornali di moda, come nel 1804 viene pubblicato a Milano il primo numero de “Il Corriere delle dame”, diretto da Carolina Lattanzi, che fu uno dei giornali femminili di più lunga durata. (attivo fino al 1874). Esso rientra nella tipologia delle prime riviste di consumo, di intrattenimento e di moda e ebbe un grosso successo dal momento che permetteva alle abbonate di poter acquistare i vestiti per corrispondenza.

L’abbigliamento femminile subisce nell’Ottocento una lenta ma graduale trasformazione. In questo periodo vediamo dunque un abito che passa da una volumetria all’altra in base ai cambiamenti in atto nella società, con l’uso di sottogonne, a volte anche molto ingombranti, che pian piano però scompariranno, e con un corpetto molto rigido e faticoso da indossare. Vestiti a strati e ingombranti per tutte le occasioni: per la casa, per le uscite pomeridiane, per le serate mondane…e addirittura per i funerali! Ma anche acconciature in base all’età, capelli sciolti per le ragazze, ai capelli raccolte per le donne maritate, gioielli in pietre più o meno preziose (anche gioielli creati con capelli o denti dei defunti). La donna borghese, angelo del focolare, ha come unica forma di sfogo la moda e per questo non si farà mancare mantelli finemente decorati di pizzo o di inserti di pelliccia, preziosi fermagli per capelli e ombrelli bon ton.
Busto Francesco Viganò
La moda maschile registrò invece un significativo e radicale mutamento, quasi una svolta epocale rispetto alla moda sfarzosa settecentesca. All’inizio del secolo in fatto di abbigliamento gli uomini compiono quella che alcuni storici definisco “la grande rinuncia”. Rinunciano al rapido susseguirsi delle mode, ai colori, ai decori sfarzosi, e cristallizzano il loro abbigliamento con un completo in tre pezzi di colore scuro che nelle sue linee fondamentali è arrivato invariato fino ad oggi. In contrasto con l’abbigliamento femminile costituito da abiti che si fanno vanto di distinguersi l’uno dall’altro per colore, foggia e decori, l’abbigliamento maschile cerca l’omologazione. Come non ricordare Lord Brummel, arbiter elegantiae del Secolo, che impose il suo modo di vestirsi in tutta Europa: il suo edonismo esasperato diventò proverbiale per il suo motto: “ Per essere eleganti non bisogna farsi notare” fu legge per tutti gli uomini di moda.
ad ogni occasione una sua cravatta” riferisce un motto dell'epoca: i nodi dovevano essere
Monumento Volpi
sempre perfetti e appropriati alle circostanze, in modo che ad ogni occasione mondana corrispondesse la cravatta giusta.( il Conte della Galda, nel 1827 a Milano, scrisse un trattato su come annodare la cravatta e identificò ben 32 tipi diversi di nodo).
Le nuove teorie di puericultura con cominciano a diffondersi a fine Settecento grazie al filosofo francese Rousseau e che ritengono il gioco e la libertà di movimento indispensabili per un corretto sviluppo del bambino, portano finalmente a concepire un abbigliamento per i bambini specifico che, pur riprendendo la linea di quelle delle madri, non ne copia mai la silhouette esasperata, lasciando il corpo alle sue linee naturali. Vestiti più corti e comodi da indossare, senza rinunciare agli elementi decorati e agli strati di tessuto, soprattutto per le bambine.

Interessante notare come i maschietti, fino ai 4-7 anni, venissero vestiti con abiti femminili, quasi identici a quelli delle proprie sorelline. Le uniche differenze tra gli abiti dei due sessi in questi primi anni di vita potevano essere le abbottonature (posteriori per le bambine e anteriori per i maschi) e la scelta dei colori e dei tessuti.

Vi aspetto numerosissimi domani alle 13.00!!!