mercoledì 28 gennaio 2015

L'Ossario di San Martino della Battaglia (Parte seconda)

Dipinto di Carlo Bossoli, conservato nel Museo, raffigurante l'Ossario di San Martino 

Nel precedente post vi ho parlato della storia della famosa Battaglia di San Martino e Solferino avvenuta il 24 giugno 1859 durante la Seconda Guerra di Indipendenza in cui l'esercito del Regno di Sardegna, guidato da Vittorio Emanuele II, alleato ai francesi, sconfisse gli austriaci. 
(per chi se lo fosse perso...
http://ipercorsidartefunerariadivaleria.blogspot.it/2015/01/buongiorno-amici-del-blog-oggi-vi_18.html )
Vi ho fatto venire voglia di vedere coi vostri occhi gli scenari di questi memorabili scontri, ma al momento non potete programmare una gita fuori porta? Nessun problema, vi traccerò una breve guida dei luoghi di visita...per stuzzicare ancora di più la vostra curiosità e da seguire quando vi recherete da queste parti! :-)

Partiamo da San Martino: uscendo dall'autostrada Milano-Venezia all'altezza di Sirmione, troverete sulla sinistra le indicazione per il sito storico della Battaglia di San Martino (indicato con canonico cartello marrone!)
Proseguendo vedrete una deviazione sulla vostra destra ed eccoci arrivati. La prima cosa che troverete sulla vostra destra è l'ingresso all'Ossario. ( la cui visita è gratuita! )

L'Ossario di San Martino


Il viale con lapidi e monumenti commemorativi



Come già anticipato nell'articolo precedente, secondo quanto previsto dalla normativa sanitaria del tempo, era possibile passare all’esumazione dei defunti soltanto dopo un tempo minimo di 10 anni. Al termine di tali anni si potè trovare una degna sepoltura ai resti dei poveri soldati, sepolti in tutta fretta e spesso malamente in fosse comuni, poco profonde, dalle quali anche a distanza di anni affioravano in superficie.
Al termine di un vialetto alberato, molto suggestivo per la presenza di cippi e monumenti funerari eretti a ricordo dei soldati deceduti, vi è la suggestiva Cappella Ossario. Sorta originariamente come cappella gentilizia dei Conti Tracagni, venne acquistata e restaurata dalla Società di San Martino e Solforino per essere adibita ad ossario. Costruita secondo i dettami dello stile romanico con facciata a capanna e archetti pensili all'estremità, è decorata nella parte centrale da tre mosaici raffiguranti due angeli ai lati e Gesù al centro. L'Ossario venne inaugurato il 24 giugno 1870.




Entrando si rimarrà impressionati dalla parete dell’abside dove sono esposti uno accanto all’altro, quasi a monito per le generazioni a venire, 1274 teschi dei soldati deceduti nella battaglia del 1859. Nella cripta sottostante, a cui si accede tramite due scalinate nascoste dietro all'altare nell'abside, riposano i resti di 2619 soldati senza distinzione di nazionalità.  Molta commozione davanti a questo spettacolo: un senso di tristezza per la morte di questi giovani ragazzi che hanno dato la vita per la propria patria, ma anche un piccolo brivido "di paura" nel trovarsi davanti una parete interamente ricoperta di resti umani ( insomma, non è uno spettacolo comune...)

Sull'altare targhe commemorative e sulle pareti della navata corone depositate in occasione delle numerose cerimonie in ricordo delle vittime.



Alle pareti, oltre ai nomi dei morti in battaglia una scritta tradotta nella lingua dei combattenti, e ripetuta in latino come lingua comune, invita a porgere fiori e preghiere per coloro che nemici in battaglia nel silenzio del sepolcro riposano affratellati.

Indiscretis Militum Reliquis 
Date Serta 
Pia Diciate Verba 
Hostes In Acie 
Fratres in Pace Sepulcri 
Una Quiescunt 

Alle Commiste Reliquie dei Prodi 
Porgete fiori 
Recitate parole pie 
Nemici in battaglia 
Fratelli nel silenzio del Sepolcro 
Riposano uniti.

Un luogo che ti tocca nel profondo, che fa riflettere: teschi uno a fianco dell'altro, senza un nome, ma accomunati dallo stesso triste destino, un luogo che ha commosso ed interessato pure il mio compagno di viaggio, notoriamente contrario alla mia "passione funeraria"...

Anche le pareti esterne della Cappella riportano targhe commemorative e lapidi in ricordo. E nella palazzina di fronte all'Ossario, perchè non contattare il  "Guardiano dell'Ossario" per chiedergli se è disponibile a raccontare qualche racconto e aneddoto su questo luogo ricco di storia...:-)



Ritornando sul vialetto principale non potrete fare a meno di scorgere tra la vegetazione alla vostra sinistra l'imponente Torre di San Martino. Il costo dell'entrata al sito storico è di 5 euro, comprensivo delle visita alla Torre e del Museo della Battaglia. L'ingresso è alla fine delle cancellata e nella piccola biglietteria potrete acquistare anche delle pubblicazioni sulla battaglia e la storia risorgimentale.

Torre di San Martino



La torre sorge sul colle più alto di San Martino che l'armata sarda, con alterne fortune conquistò con cruenti assalti e ripetute cariche contro gli Austriaci. E' stata eretta per onorare la memoria di re Vittorio Emanuele II e di quanti hanno combattuto per l'indipendenza e l'Unità d'Italia nelle Campagne dal 1848 al 1870. 
E' un monumento ammirato per la sua maestosità all'esterno e per gli affreschi all'interno che riproducono le numerose battaglie risorgimentali. Iniziata nell'anno 1880, fu inaugurata il 15 Ottobre 1893 alla presenza di Re Umberto I. 

Statua in bronzo di Vittorio Emanuele II, eseguita dallo scultore Dal Zotto



Una progressiva ascensione fino alla cima, ripercorrendo la storia risorgimentale affrescata lungo le pareti della torre (e smaltendo nel mio caso l'ottima colazione gustata in un vicino agriturismo :-) vi porterà alla vetta della torre. Tali affreschi trasudano di un'enfasi epico celebrativa, tipica delle raffigurazione risorgimentali alla Hayez in pittura o Puttinati in ambito scultoreo. Alta ben 64 metri, domina incontrastata la valle: dall'alto del monumento si possono infatti ammirare magnifici panorami della sottostante pianura. Noi abbiamo avuto la fortuna di godere di una inaspettata giornata primaverile nei primi giorni di gennaio, che ci ha fatto apprezzare ancora di più la bellezza e la suggestione di questo posto. Lasciate che la vostra mentre spazi indietro nel passato, e immaginatevi il trambusto e le urla di guerra in questi luoghi, che ora si mostrano in tutta la loro bellezza, ai piedi delle lontane Alpi e a pochi chilometri dal Lago di Garda. Due scenari completamente diversi e la commozione che mi è salita nel cuore...



Una volta scesi ci siamo diretti nel retrostante Museo della Battaglia, allestito nella villa che un tempo fu di proprietà della Famiglia Tracagni ( la stessa che aveva costruito la cappella funeraria ora divenuta Ossario)

Museo della Battaglia






Il museo accoglie i visitatori con due grossi cannoni collocati sotto al loggiato di ingresso.
Conserva i cimeli, i documenti ed i ricordi della battaglia del 24 Giugno 1859. Realizzato nel 1939, il museo consta di tre sale ove sono esposti anche alcuni esemplari dei cannoni impiegati nella battaglia. Abbiamo ammirato anche armi, divise, carte topografiche e testimonianza di vita quotidiana dei combattenti come posate e addirittura carte da gioco usate dai soldati nei pochi momenti di quiete tra una battaglia e l'altra. In una delle tre sale abbiamo inoltre seguito un documentario ben eseguito che ricostruiva in maniera semplice, anche per chi è poco avvezzo alla storia risorgimentale, i preamboli e lo sviluppo della battaglia.



Fazzoletto insanguinato raccolto sul campo
E' davvero sorprendente come i luoghi conservino la memoria dei fatti accaduti anche secoli prima, fantasmi di un passato che bisogna ricordare sia per evitare che queste morti diventino vane, sia per riflettere sul nostro passato, per una migliore conoscenza e interpretazione del futuro. Imparare la storia viaggiando, ed è questo che di fatto sta succedendo anche a me: viveri i luoghi del passato, rispettarli e tramandarne la loro conoscenza.

E' ora di pranzo, riprendiamo la macchina e, dopo una breve sosta in un un cimitero nelle vicinanze
(di cui vi parlerò in seguito...) e in agriturismo per riprendere le forze ed assaggiare le prelibatezze locali (come i buonissimi tortelli di zucca...vi ricordo che Solferino è già nella Provincia di Mantova!!) ci siamo diretti verso l'altro pezzo della storia...Solferino, ma di questo vi parlerò la prossima volta :-)



domenica 18 gennaio 2015

La nostra storia: battaglie risorgimentali ! (Parte prima)

Buongiorno Amici del Blog, oggi vi voglio parlare di un evento storico in cui si è fatta la storia dell'unificazione d'Italia durante il Risorgimento: le battaglie nel giugno del 1859 di Solferino e San Martino, nei pressi del fiume Mincio, a sud del Lago di Garda. Momenti del Risorgimento italiano davvero significativi, in cui tantissimi soldati morirono e il cui ricordo persiste ancora grazie alla creazione di due suggestivi ossari. Sono sicura che, per chi non ha ancora avuto modo di visitare questi luoghi, vi faranno venire voglia di programmare proprio qui la vostra prossima gita fuori porta.


Come arrivare:
Austostrada Milano-Venezia, uscita Sirmione, al casello troverete le indicazioni per il sito storico della Battaglia di San Martino. Solferino dista a una decina di chilometri a sud, ma troverete facilmente le indicazioni.

Veniamo con ordine alla storia e ai preamboli di queste battaglie...

Era il 24 giugno del 1859, la seconda guerra di indipendenza era iniziatala due mesi esatti. Il 23 aprile dello stesso anno Cavour respinge l’ultimatum austriaco che intimava i piemontesi di smobilitare l’esercito. La sua abile diplomazia aveva fatto guadagnare al Regno Sabaudo l’appoggio della Francia e di Napoleone III, a patto che la guerra fosse dichiarata dall’Impero Asburgico. Nelle prime settimane gli Austriaci avevano sperato di sferrare un duro colpo ai piemontesi, prima dell’arrivo delle forti truppe francesi, ma l’esercito alleato si mosse rapidamente e vinse numerose battaglie come a Magenta, nei pressi di Milano. L’esercito di Garibaldi invece era nel nord della Lombardia. L’armata austriaca si ritirò verso il Mincio: le sorti del conflitto si sarebbero decise in un territorio al confine tra Brescia, Mantova e Verona.

Quel giorno di giugno la disposizione in campo non era però chiara: nessuno dei contendenti conosceva l’esatta posizione dell’esercito nemico: i due eserciti erano schierati in realtà lungo due linee parallele tra Medole e San Martino, per una lunghezza di circa 20 Km

Lo schieramento dei due eserciti

Quel giorno si sarebbero combattute contemporaneamente 3 battaglie: sulla piana di Medole e sui colli di San Martino e Solferino. La battaglia iniziò alle prime luci dell’alba e perdurò sempre più cruenta fino a notte inoltrata tra brevi pause e riprese improvvise. Al termine l’esercito vincitore non abbe la forza di inseguire l’esercito vinto in ritirata. A Medole e Solferino furono le armate francesi che ebbe la meglio sugli Austriaci grazie anche all’utilizzo di un nuovo tipo di cannone. A San Martino fu invece l’armata Sarda a vincere il nemico dopo una battaglia incerta fino all’ultimo con atti di eroismo su entrambi i fronti. 

Questa giornata segnò la fine degli equilibri tra le potenze europee stabiliti durante il Congresso di Vienna del 1815 e pose le basi per il processo di unificazione del Regno d’Italia.

Il sole del 25 illuminò uno degli spettacoli più raccapriccianti che si possa immaginare: le ferite infettate dal caldo, dalla polvere, dalla mancanza d’acqua e di cure si fanno più dolorose e le esalazioni mefitiche ammorbano l’aria.

La Battaglia di San Martino e Solforino ebbe un esito tragico: oltre 40.000 soldati giacevano morti o feriti sul campo, in soccorso di quest’ultimi moltissime persone accorsero fin da Milano per curare e salvare vite umane. 

Tra i testimoni della battaglia l’imprenditore svizzero Henry Dunant, tristemente impressionato dal campo di battaglia di Solferino colmo di cadaveri, 3 anni più tardi decise di fondare la Croce Rossa



Per i caduti l’opera pietosa di seppellimento iniziò frettolosamente per evitare che la calura estiva facesse esplodere epidemie. Nei comuni coinvolti vennero aperte fosse comuni dove furono sepolti i corpi dei combattenti, ma con così poca profondità che spesso affioravano al solo smuovere della terra. 

Secondo quanto previsto dalla normativa sanitaria del tempo era possibile passare all’esumazione dei defunti soltanto dopo un tempo minimo di 10 anni. Al termine di tali anni un gruppo di persone guidate dal Senatore Luigi Torelli, lo stesso che durante le giornate di Milano issò il Tricolore sulle guglie del Duomo, intraprese quanto necessario pur di dare una degna sepoltura ai caduti. Il gruppo si fece promotore di una Società che ebbe come obiettivo la creazione di due ossari nelle località maggiormente colpite. 



Il 20 febbraio 1870 diedero vita a Milano alla Società di Solferino e San Martino per consentire tramite a una sottoscrizione pubblica la raccolta dei fondi necessari alla trasformazione di due chiese nelle due località, e facendo in modo che attorno ad esse ci fossero parchi e giardini, ove fosse dato ai parenti, ai commilitoni di erigere monumenti e ricordi e divenissero luoghi di pellegrinaggio per la gioventù che potesse toccare con mano cosa costarono l’indipendenza e l’unità d’Italia. Il lavoro coordinato di molte persone, spesso contadini, magari gli stessi che 10 anni prima li avevano seppelliti, permise nei mesi precedenti a cavallo della nascita della società tra il 1869 e il 1870 il disseppellimento dei resti di circa 10.000 soldati che vennero posti nei due siti. Il 24 giugno 1870, in occasione dell’undicesimo anniversario della battaglia, i due ossari vennero inaugurati alla presenza dei principi italiani, alle autorità di Francia e Austria e di fronte a una folla proveniente da tutta Italia, tanto era il desiderio di tutta la nazione di rendere omaggio ai suoi caduti che per l’occasione vennero organizzati dei treni speciali da Milano e Venezia.

Edmondo De Amicis a chiusura di quella giornata: 

Così terminò il giorno 24 giugno 1870, giorno doppiamente caro all’Italia, perché le ricorda una delle più gloriose vittorie dei suoi figli e una delle più grandi feste celebrate in onore dei suoi figli morti per esse. Possano i popoli che si strinsero oggi la mano su questi colli, a tutti cari e solenni, avere sempre dinnanzi, l’immagine di quelle tre bandiere sventolanti assieme sulla torre di Solforino e possa quell’immagine destare nell’animo di tutti un altissimo desiderio di pace, di fratellanza e di amore.


Siete curiosi di saperne di più riguardo a questi due ossari? Nei prossimi giorni ve li descriverò dettagliatamente! A presto :-)

sabato 3 gennaio 2015

Un museo insolito a Dalmine

E' tempo di feste, abbuffate senza fine e buoni propositi, ma anche di vacanze e giornate di relax.
Per un giorno concedetemi una divagazione: oggi non vi parlerò di tombe o cimiteri, ma voglio mostrarvi un luogo davvero suggestivo ed originale.

Presepe tedesco

Da tempo avevo in mente di visitare un museo molto particolare, quello dei Presepi natalizi, e quale miglior occasione per farlo durante queste vacanze natalizie? Sicuramente più affollato che in un normale giorno durante l'anno, ma decisamente imperniato di quell'atmosfera di festa che ha reso la visita ancora più memorabile. 

Presepe Polacco

Nella cittadina di Dalmine, in provincia di Bergamo è allestito  il Museo del Presepio, unico nel suo genere. Fondato nel 1974 da Don Giacomo Piazzoli, primo parroco di Brembo e appassionato collezionista e presepista, il cui interesse per l'arte dell'intaglio, unita alla consapevolezza dell'importanza e attualità del messaggio storico-artistico e religioso del Presepio lo spinse alla raccolta di un tale patrimonio. Il Museo, allestito in un edificio di 1200 m/q, si prefigge di raccogliere, conservare e valorizzare una collezione unica al mondo che ruota attorno al tema della natività. 

Oltre 900 presepi, ( e non tutti sono esposti per la mancanza di spazio!) allestiti in teche e disposti su due piani di visita, sono provenienti da tutto il mondo e si differenziano per epoca, provenienza, dimensione e materiale. Per favorire il percorso al visitatore, ciascun elemento esposto nel museo è corredato da una chiara didascalia, in modo da permettere una piena comprensione di quello che si sta ammirando. Le opere più antiche, risalenti al Settecento, testimoniano la varietà di stili, materiali e tipologie di composizioni delle diverse scuole italiane.

Presepe dalla Tanzania

Una volta entrati fanno splendida mostra di se' i presepi frutto dell'artigianato delle più svariate parti del Mondo: dalla Cina, dall' Africa ( Tanzania, con statuine in avorio e case a palafitta uno, o con figure in legno scuro e scenografica ricostruzione di palafitte in fango e paglia un altro) dalla Thailandia, dal Giappone ( all'interno di una tipica casa giapponese) dal Messico, dalle Mauritius. Ciò permette di riconoscere il diverso modo con cui le varie culture interpretano il presepe. Questa sezione è stata senza dubbio la mia preferita, per la mia nota passione per il viaggio, e ha contribuito a farmi apprezzare fin da subito la visita di questo luogo.

Tra le scuole europee mi hanno colpito molto quelli proveniente dalla Spagna, con ambientazione delle viuzze medievali iberiche o dalla Polonia: un variopinto castello dalle fattezze ortodosse dentro cui sono disposte con armonioso equilibrio statuine di pezza.

                                        

Riguardo alla scuola italiana il museo possiede splendidi esemplari di scuole settecentesche, secolo d'oro per la creazione del Presepio in particolar modo a Genova e Napoli. Accanto agli esemplari antichi troviamo, al piano interrato, opere d'arte presepiale contemporanea a testimonianza della diffusione ancora attuale di quest'arte antica. Molte rappresentative sono quella siciliana, pugliese(davvero particolare quello allestito all'interno di piccoli trulli) ligure, trentina e sarda. 


Quest'ultima scuola ha suscitato il mio interesse:  creato dall'artista Paolo Monni di Cala Gonone nel 1971 ha ritratto gente vivente di Orgosolo e Oliena formando un vero e proprio archivio di gente dei due luoghi vivente in quegli anni. Nella foto che vi ho riportato qui di sotto si vede un dettaglio del presepio, con tanto di nuraghe a lato della povera capanna, ma la ricostruzione è molto più grande e comprende una processione di statuine, tutte vestite con gli abiti tipici dell'isola: pastori con le pecore, contadinelle, bambinette disposto in uno scenario che riproduce la vegetazione mediterranea dell'isola, con ulivi e alberi da sughero. Vi e' anche una bellissima casa sul lato opposto del nuraghe al cui interno sono addirittura stati ricostruiti antichi mobili in legno che si possono trovare nelle case in Barbagia ancora adesso. 



                                         
Nel museo viene dato spazio anche alla tradizione bergamasca ed è possibile ammirare la ricostruzione di una bottega per la realizzazione di figure in gesso, realmente esistita a Bergamo alla fine dell'Ottocento.

Per il visitatore è stata allestita inoltre una biblioteca specializzata, un vasto archivio, una raccolta di presepi di carta, francobolli, immagine sacre e di cartoline, oltre a un fornito bookshop fornito di ogni piccolo dettaglio per arricchire il proprio presepio

Curiosità:


- il più piccolo presepio esposto è contenuto in un seme di noce, il più grande occupa una superficie di 80 metri quadrati: una vera e propria rappresentazione sacra in undici diorami (ambientazione in scala ridotta, che riproduce scene di vario genere) che, montati su una piattaforma girevole scorrono davanti ai nostri occhi.

- la parola presepio deriva dal latino praesaepe "mangiatoia" ed è composto da prae  "davanti" e saepire "cingere, circondare con siepi"

- la scelta della data del 25 Dicembre per la festa di Natale è dovuta ad una serie di coincidenze, simboli ed esercizi di astronomia che, fin dall'antichità, avevano fatto ritenere che in quel giorno si realizzasse una sorta di solidarietà tra oggi elemento del creato, e quindi fosse il giorno della nascita del Redentore. Moltissime feste nell'antichità erano celebrate il 25 dicembre; per esempio nel calendario giuliano è il giorno del solstizio d'inverno e quindi della nascita del sole. Curiosamente gli antichi egizi raffiguravano la nascita del sole con un infante che veniva adorato dal popolo nel periodo del solstizio d'inverno.

- Le prime immagini di Gesù da bambino risalgono al 200 d. C. e sono state rinvenute a Roma nelle Catacombe: una mostra la Madonna in trono con in braccio Gesù, l'altra è un'Adorazione dei Re Magi. In molti sarcofagi Gesù è ritratto in una mangiatoia tra i musi protesi del bue e dell'asinello.

- Il bue e l'asino sono due personaggi fondamentali presenti in ogni presepio, eppure il Vangelo non ne parla. La loro origine è da rintracciarsi nei libri dei profeti e più precisamente in Isaia.

- Il primo presepio fu composto da  Arnolfo di Cambio, geniale artista toscano nato intorno al 1245. Ora è custodito all'interno dela Cappella Sistina della Basilica di S. Maria Maggiore a Roma. (Per maggiori informazioni si veda http://www.natalenelmondo.it/arnolfo_di_cambio.htm.

Presepe di Arnolfo di Cambio ( 1283)


- si dice che la diffusione dell'usanza del presepio fosse anche legata a questo strano episodio: nella notte di Natale del 1517, S. Gaetano di Thiene, mentre celebrava la S. Messa davanti al presepio di Arnolfo di Cambio in Santa Maria ad Praesepem a Roma, ebbe una visione. Apparve la Vergine con Gesù Bambino in braccio che sorreggeva un piccolo presepio casalingo, il quale gli chiese di divulgarne l'uso tra il popolo, ciò che egli fece a cominciare da Napoli, città dove esercitava l'apostolato sacerdotale.

- Esiste un'Associazione Nazionale che si premura di organizzare mostre in tutta Italia,
l' Associazione Italiana Amici del Presepio, www.presepio.it

Per informazioni:
Museo del Presepio, Dalmine, Bg 
www.museodelpresepio.com, ingresso 3,50 Euro, ridotto 2,50 euro
Orari: tutti i giorni dalle 14 alle 18
          festivi e domeniche  9/12, 14/18